“ Il lutto, lutti e altre riflessioni ”

“ Si è mai davvero pronti? ”

“Poi penso che questa è la primissima nevicata

della mia lunga vita alla quale non sono in grado di partecipare in qualche modo…

Come ho potuto pensare che sarei vissuto per sempre?”

( J. Cheever)

Questa la risposta di una persona cara, alle mie parole di cordoglio per la perdita dell’anziana madre.

Eppure  verrebbe da pensare che ci sia stato tanto tempo per prepararsi a “questa nevicata”: il tempo della vita, quello della malattia lenta, quello delle giornate che si svuotano di interessi e di senso, quello dei ruoli che si invertono.

Si è mai davvero pronti per la perdita di un genitore?

Quando si è giovani e veniamo colpiti dal lutto di un genitore si pensa alle tappe della nostra vita che non sarà possibile condividere, allo smarrimento dato dalla scomparsa di figure di riferimento.

Quando i genitori sono anziani invece, ci si scopre quasi, e irrazionalmente, persuasi che ci saranno sempre e quindi, malgrado tutto, ci troviamo quasi impreparati.

Del resto loro c’erano già prima di noi e ci sono sempre stati nelle nostre vite, presenze costanti, a prescindere dalla qualità del rapporto creato.

La perdita di un genitore con cui si è avuto una relazione tempestosa, conflittuale, non è meno impegnativa da gestire emotivamente, di quella di un genitore con cui si è vissuto un rapporto di comprensione e affetto reciproco.

Il lutto infatti, sancisce l’impossibilità di una comprensione, di un ricongiungimento: non è più possibile dire o fare nulla per cambiare la natura di tale rapporto. Così alla perdita della persona cara, si aggiunge la necessità di concludere il percorso relazionale solo attraverso la propria analisi dei fatti,  i propri pensieri e sentimenti. Si manifestano i sensi di colpa, la rabbia, la domanda: “E se ci fossimo comportati diversamente?”. Il rischio in questi casi è che non ci sia una vera elaborazione del lutto, bensì una fissazione nella malinconia, che genera solo dolore e rammarico.

Nel caso in cui la relazione col genitore sia stata positiva e affettuosa, al dolore della mancanza, va aggiunto il senso di vuoto lasciato dalla perdita di una parte (più o meno grande) del proprio senso di vita e delle proprie giornate.

Col genitore diventato anziano, e talvolta non più autosufficiente, si verifica spesso un’inversione di ruolo, i figli diventano loro stessi le figure di accadimento. Questo dedicare il proprio tempo, le proprie cure, a chi in precedenza ha fatto lo stesso con noi  implica, in caso di lutto, il distacco da alcune cose della propria esistenza e il dedicare molto del proprio tempo libero, se non il dedicarsi quasi totalmente, al proprio genitore. La separazione causata dalla morte, implica così anche la sensazione della perdita di una parte di noi e, di conseguenza, al dolore della scomparsa, si aggiunge lo smarrimento di chi deve riaffacciarsi alla propria vita, riscoprire o ricreare legami e interessi. Parti di sé ritenute perse per sempre.

È di aiuto, in questi casi, poter fare affidamento su alcune persone care che supportino e stimolino  la ripresa di una quotidianità caratterizzata da altri significati e centrata di nuovo su se stessi.

Affinché questo sia possibile è importante portare a compimento il lavoro di elaborazione del lutto, non bloccarsi nella malinconia che pervade ogni cosa e, dopo aver molto ricordato e attraversato la memoria: “Si ricorda chi non c’è più per testimoniare che la sua assenza è stata una presenza” (Recalcati, M. 2016).

Quando chi ci ha lasciato arriverà a fare parte di noi, è possibile “concederci” la dimenticanza, certi di non poter mai più scordare e quindi, recuperare i propri spazi, tempi e piaceri.